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Appunti e Racconti

Le mie esperienze in Val Bodengo

Di Simone Manzi

Da quando ho iniziato a scalare l’attenzione è sempre stata maggiormente rivolta alle vie, siano esse in montagna o su strutture di fondovalle. A parte alcune corte vie in Valchiavenna e Valle Spluga, le prime esperienze sono state nella vicina Val di Mello: la roccia super, i colori, il clima e l’approccio che gli apritori avevano alla scalata e all’apertura di nuove vie mi affascinava ed entusiasmava ed ero sempre alla ricerca di nuove e più ingaggiose avventure! La “scoperta” della Val Bodengo dal punto di vista dell’arrampicata è arrivata solamente alcuni anni dopo ma è stato un fulmine a ciel sereno! Strutture semi sconosciute, con avvicinamenti e itinerari tutti da esplorare e una varietà di roccia impressionante! Mi emozionavo (e succede tutt’ora) incontrando prese e appoggi assurdamente lavorati dall’acqua nello gneiss granitoide del Settimo Cielo così come nelle variegate tonalità del Precipizio di Strem.

La mia prima scalata in valle è stata in un piacevole pomeriggio di agosto con Andrea Mariani alle Placche Verdi: abbiamo ripetuto “Mille Cristalli” e siamo scesi. Tutto a posto direte, niente di stravolgente. I “problemi” sono cominciati la seconda volta che ho scalato in valle!!

Con Alfio, un mio grande socio trasferito in Valchiavenna da Sarno dopo esserci conosciuti a militare, decidiamo che vogliamo vedere com’è questo Mott: sulla guida veniva descritta come una bella placconata con due itinerari, Mezzaluna nel Cielo, poco attrezzata e da integrare, e la via del Besalesc che invece era ben chiodata… … … …

L’avvicinamento sarebbe stato già un’avventura a sé! Dopo più di un’ora vagando e ravanando decido di salire su un grosso faggio per capire dove siamo e per fortuna vedo non molto più in alto la placconata! Comunque ci vorranno circa due ore totali per raggiungerla contro l’ora che si impiega adesso!

Troviamo una scritta sbiadita all’inizio della via e vediamo il primo spit (altino); siamo gasati, ce l’abbiamo fatta, ora non resta che divertirsi e scalare questi 9 tiri facilotti, quinto grado e uno di 6a in alto … … … …

Inizia l’epopea! Troviamo spit di ogni genere, grandezza e colore, vediamo spit e chiodi sia dritti che a destra e sinistra, non capiamo più niente, i riferimenti sulla guida inesistenti, faccio sosta su un vecchio spit dell’8 e un microfriend.

Comunque sia, in non so quante ore, riusciamo ad arrivare in alto dove la parete si appoggia. “Va bè Alfio, se vuoi andare te qui sembra facile” … … … …

Facile era facile, ma liscio, senza spit e senza sapere dove andare! C’è poi da dire che per Alfio era la prima volta da primo su una via e la terza che scalava su una via di più tiri!!! Per fortuna nel canale erboso raggiunge una pianta…piccola… e fa sosta! Lo raggiungo e, scalato il bellissimo scudo finale (che poi scopro essere quello di Mezzaluna), decidiamo che dopo un’avventura del genere il minimo è raggiungere la cima e i prati sommitali. Ricordo ancora benissimo la sensazione dell’erba sotto i piedi e la pace di quel posto. Credo sia lì che mi sono definitivamente innamorato di questi luoghi!

Un piccolo appunto sulla mia prima esperienza di apertura in valle! Dopo aver capito dove passasse il MISTERIOSO avvicinamento per le Placche Verdi (ci ero già stato con Andrea ma logicamente sbagliando sentiero e comunque non ricordavo più niente!) e aver ripetuto buona parte degli itinerari presenti (senza relazioni visto che sulla guida disponibile era presente solamente “Mille Cristalli”), nel maggio 2016 con il Salva (Salvatore Zangari) saliamo carichi come muli e apriamo “Pelo lungo…e corna belle” attratti da una placca a mega cristalli nel primo tiro.

Ero emozionato e contento di aver creato qualcosa di mio in Val Bodengo anche se c’era ancora molto da scalare e scoprire; questi due personaggi poi (Nicola Noè e Paolo Cogliati per l’appunto), comparivano immancabilmente in quasi tutte le relazioni e nei racconti. Finalmente, con la scusa della redazione della nuova guida di arrampicata in Valchiavenna, riesco ad incontrare Paolo e Nic.

Gli parlo della mia intenzione di richiodare alcuni degli itinerari da loro aperti in valle per poterli poi proporre nella nuova guida e rivalorizzarli come meritano e subito si dimostrano entusiasti!

E’ un lavoro che mi prende per diversi anni e mi permette di conoscere ancora meglio la valle; nel frattempo ripeto anche altri itinerari a Strem e così, scalando al Pilastro del Prete con Andrea Mariani, intravediamo la possibilità di aprire una nuova via sulla sinistra; in una anomala calda giornata di novembre prende forma “Sa(ha)ra Verticale“, corta ma comunque ingaggiosa (il giusto)!

Ma il vero obiettivo era lì ad osservarci anche quel giorno. Ripeto con diversi amici altre vie al Precipizio e nel settore della Ragnatela; lo sguardo è costantemente rivolto all’ imponente e verticale pilastro che si stacca circa a metà altezza della parete del Precipizio e al ginepro solitario che spunta al centro. Finalmente nel 2019 mi decido a tentare e, non appena la neve si scioglie quanto basta, mi ritrovo con l’onnipresente Mariani alla base della parete cercando e immaginando il percorso da seguire. Obiettivo: il ginepro!

Ma anche questo merita un racconto a parte e quindi….. Vedi il racconto

Frequentando i corsi per Guida Alpina il tempo è sempre meno e la giusta voglia di vedere anche altri posti è tanta così mi assento per lunghi periodi dalla valle ma poi un progetto o un’idea tornano alla mente e la scusa per tornare si trova!

Il 2020 è l’anno del covid….e di altri piccoli e medi infortuni che mi suonano bastonate una dietro l’altra! A fine maggio però riesco a salire con il socio di tante scorribande Richi Lerda alla placconata dello Specchio in Val Pilotera: dopo aver ripetuto le due vie presenti tracciate da Ema e Ale (Capelli) intravediamo la possibilità di aprire altri due itinerari, uno al centro e uno sulla destra. Ed ecco che i primi di giugno risaliamo il sentiero che porta a “Laureri” (questa volta ben più carichi!) e saliamo in successione “Nero su Bianco” e “Un’altra Perla sullo Specchio“. Giornata da incorniciare!

Il 2021 è ricco di nuove scoperte, seppur piccole.

Si parte già con l’inverno: dopo un giro di esplorazione in Val Garzelli con Paolo Paggi scalando una o due cascate mi rendo conto delle strepitose condizioni che ci sono in quei giorni di gennaio. Alcuni giorni dopo torno con Gabri (Paolucci) e, dopo aver ripetuto la bella candela di “Estetica” con delicata placca a seguire, attacchiamo una colata a cavolfiori che porta ad un terrazzino sotto una grossa frangia. Avevo visto questa possibilità già la volta precedente e ci eravamo portati trapano e alcuni spit per poter attrezzare una sosta ed eventualmente proteggersi nella parte iniziale della frangia: dopo una faticosa lotta con la gravità mi ritrovo nel bosco della Caduta dei Giganti e vista la doppietta di vie che già da sole valgono “il colpo” (e forse con un piccolo doppio senso…) la chiamiamo “Doppio Colpo“.

La primavera non vuole arrivare ma con Ema (Emanuele Capelli) ci lanciamo lo stesso in una fredda e uggiosa giornata nell’esplorazione del versante roccioso del “Fantasma ovest”, risaliamo i ripidi prati dal basso fino a scorgere un pilastro che per l’occasione sembrerebbe fare al caso nostro! Per lo meno è asciutto! Con tre tiri siamo sulla cresta spartiacque a pochi metri dalla sosta della mia via “Pelo lungo..e corna belle!” e chiamiamo la via “L’altra faccia delle corna“.

Ma l’idea per la primavera era un’ altra: così alcuni giorni più tardi (e con temperature decisamente più sopportabili!) saliamo all’Orizzonte Perduto, ripercorriamo i primi due tiri originali di “Hannibal the Cannibal” e partiamo lanciati a razzo in direzione di una grossa gobba della parete; avevamo portato molti spit e scaldato i motori in vista di una scalata in placca esigente e poco proteggibile e invece la roccia della Val Bodengo ancora una volta ci sorprende regalandoci un percorso quanto mai logico e (ogni tanto) proteggibile a friend! La battezziamo “La Gobba dell’Elefante“.

Sempre il 2021 è l’anno delle aperture con Ema! Così, sfruttando l’erba bassa primaverile e in compagnia di Richi (Lerda) e Andrea (Mariani), raggiungiamo la base della Parete del Leone sopra alle strutture della Culla e del Settimo Cielo e apriamo due nuove vie: Richi e Andrea sulla sinistra salgono, tra mille lamenti di Andrea e le imprecazioni di Richi, “La Sosera” mentre io e Ema ci lanciamo sulla rossa placca a tacche che fa da testa al leone e chiamiamo la via “Cavalcando il Leone“.

Per questa primavera sembra non bastare mai! Con Paolo Paggi riprendiamo un vecchio tentativo di Paolo Cogliati alla Culla e, percorsa la bella lama di “Estrema sinistra“, pieghiamo a destra su un traverso a funghi; i tiri successivi cambiano marcia e tra muri a tacche e fessure portiamo a termine “Estrema sinistra…ma a destra!“.

Un capitolo importante l’ha poi occupato l’avventura condivisa con Giga (Matteo De Zaiacomo) e Max (Piazza) sugli strapiombi di “Lotta Continua” nell’autunno del 2021 (Vedi racconto).

In periodo pasquale del 2022 è invece la volta dell’esplorazione con Ema del grande anfiteatro posto dietro Bodengo e denominato “Il Mottone”: dopo una perlustrazione di Ema qualche tempo prima, decidiamo di salire nel lato sinistro della placconata, opposto al tentativo di Paolo e Nic che si scontrava con placche ripide e lisce. Dopo 5 tiri super e alcuni ingaggiosi runout (come quello di Ema in placca al secondo tiro!) optiamo per le doppie: da lì in poi è un susseguirsi di brevi placche lisce e difficili e diverse zone con vegetazione, un finale che non si adattava alla bella scalata che avevamo trovato fin lì e che chiameremo “Quaresima e Ramadan“.

E arriviamo infine (per adesso!) all’autunno 2022 quando, con Erik Pettavino, saliamo a buttare il naso sul ripido pilastro tondeggiante che spicca poco sopra l’Alpe Piazza, non lontano dal sentiero che conduce all’Alpe di Strem e all’omonima forcella. In una giornata autunnale dai mille colori che ricordano i mercati del Marocco saliamo gli strapiombi basali e poi il ripido e iper-lavorato scudo di quello che, per la posizione dominante sulla valle, denomineremo “La Sentinella”; chiamiamo la via “Raclette a Marrakech“. Ho adocchiato un’altra via sempre sullo stesso pilastro e in primavera torno con Richi e in compagnia di Lisi (Filippo Lisignoli) e Marco (Gianola) e apriamo un altro bello seppur corto itinerario poco a destra, su diedri e muri a tacche e fessure: siamo in 4 e uno più folle dell’altro, Marco decide di portare la chiave a croce per i bulloni dell’auto per stringere i dadi dei nuovi fix e 2 litri di birra ci aspettano nella neve del canale alla base.. non possiamo che chiamare la via “Poker d’Assi“!